Thought of the Day

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Thursday 17 November 2005

Recensione d'Arte :: Omaggio a Tamara


Royal Academy of Arts, London, 15 May--30 August 2004    La mostra dei dipinti di Tamara De Lempicka dagli anni venti ai quaranta non poteva trovare locazione migliore del sontuoso palazzo in stile classico-rinascimentale della Royal Academy of Arts di Londra, che fino al 30 agosto accoglie in quattro diverse sale le tele più rappresentative di un'artista oggi ricordata come icona di glamour e stile, ma anche di Art Deco e modernità.    I dipinti esposti, tutti rigorosamente a olio, dai colori brillanti, corposi e amalgamati in un gioco di chiaro-scuri magistrale, sono per lo piu' di dimensioni superbe, e sempre superbamente ritraggono volti algidi e pose regali di amici aristocratici, e dei mecenati che Tamara amava adulare con il pennello in cambio di un posto d’onore nell’alta società parigina.

La sua formazione cubista emerge nei quadri in maniera esplicita [Tamara aveva avuto due maestri cubisti quando frequentava l’accademia a Parigi], ma per lei il cubismo è una mera tecnica estetico-pittorica che serve a conferire maestosità e persino sensualità plastica ai quadri, i quali, quasi paradossalmente, mai si allontanano da un gusto classico e perfino realista.
    Un’artista conservatrice dunque, che si ispira alle scuole dei grandi maestri italiani rinascimentali (vedi Bathing Women, 1929 e Adam and Eve, 1931) in una Parigi controversa, che fermenta di nuove tendenze d’avanguardia, dissacratrici delle scuole tradizionali, della storia dell’arte e dell’arte storica. Cubismo e surrealismo in Europa, astrattismo in America sono i nuovi movimenti che serpeggiano tra i circoli artistici e che, ancora tacitamente, si contrappongono alla cultura ufficiale. In quest’ambiente avanguardistico lo stile peculiare di Tamara e' incompreso dai ‘colleghi’. Se anche vivrà a pieno la vita mondana parigina, dove si trasferisce giovanissima dalla originaria Polonia comunista, venendo a contatto con artisti quali André Gide (vedi Ritratto di André Gide), rimarrà sempre un’outsider sia in Francia che negli Stati Uniti.    Tamara trova la sua apoteosi artistica negli anni tra le due guerre, anni frivoli e allo stesso tempo decadenti come a presagire una seconda guerra che non tarderà a venire. L’Art Deco è la cultura ufficiale di questi anni, quella che meglio rappresenta la vuotezza e il tentativo di escapism in un decorativismo elegante, sensuale, e fine a se stesso.     Tamara è meticolosa nell’attenzione ai dettagli e nelle decorazioni di chiaro gusto liberty (le calle che si mimetizzano tra le pieghe degli abiti sono un elemento decorativo ricorrente). I suoi ritratti potrebbero facilmente occupare la copertina di un numero di Vogue del tempo, ma alla pura estetica l'artista sovrappone anche un’etica rivoluzionaria: l’emancipazione della donna che ha il diritto di indossare abiti maschili, di tagliarsi i capelli alla garçon, e persino di scegliere la sua sessualità. Pose ambigue di nudi femminili popolano la fantasia della Lempicka sin dai primi inizi della sua carriera (prima sala), ed elementi quasi futuristici si impongono sullo sfondo di ogni ritratto: grattacieli e città lunari ricordano il colore del metallo e dell’era industriale.    L'autoritratto di lei all guida di una macchina (Autoportratit, 1925) -- che, insieme a Girl in a green dress e' stato omesso dalla mostra -- e' emblematico, quale simbolo di indipendenza e di modernita'. Tale omissione pero' non ha corrotto il senso della mostra e della sua arte, ma ha semplicemente privato lo spettatore del piacere di ammirare due quadri stilisticamente perfetti. [Chi ha avuto però la fortuna di andare alla mostra Art Deco al V&A museum di Londra l’anno scorso, sarà stato deliziato da tale visione immersa in un ambiente retrò.]

Tamara diventa cosi' per noi icona sui generis in bilico tra il suo passato (classicismo), presente (Art Deco), e futuro (modernismo).    Gli anni successivi agli anni trenta, appena accennati nell’ultima sala della mostra, rispecchiano il periodo di crisi artistica che hanno dirotto l’attenzione della Lempicka verso le classi popolari in un anelito di realismo puro. I risultati sono deludenti e patetici. Unica eccezione è La madre superiora il cui sguardo esprime un pathos convincente.


Completamente assenti nelle sale della RA sono gli anni Newyorchesi in cui Tamara si avvicina all’astrattismo, quale tentativo ipocrita di essere accolta nell’establishment artistico americano. Anche questo tentativo fallisce, e la sua figura pubblica si eclissa. Tale processo di involuzione è stato, a ragione, trascurato dalla mostra in quanto non indica, a mio parere, una mancanza di talento ed eclettismo, ma semplicemente uno stile che non le appartiene e non le è congeniale per sua natura.     I quadri della Lempicka infatti, per quanto possano essere additati di superficialita' ("… i suoi ritratti non mostrano personalita' ma solo bellezza"), hanno una forte carica visiva, e l'uso originale dei chiaro-scuri e delle prospettive inusuali la annoverano tra i grandi maestri della storia dell'arte moderna. La mostra di Londra, che presenta per la prima volta una retrospettiva ‘completa’ dell'eta' d’oro di Tamara De Lempicka, si pone sulla scia dell’ultima mostra organizzata a Parigi da due giovani galleristi che, negli ultimissimi anni della vita di lei, la convinsero a esibire i primi quadri degli anni gloriosi. E la mostra fu un successo.

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